Se vogliamo che un messaggio d'amore sia udito, spetta a noi lanciarlo.
L'Altare
Prima del Concilio anche a Loreto vi erano tre o cinque altari. Quello principale, detto maggiore, come gli altri, era rivolto verso il muro dell'abside a cui era attaccato col tabernacolo in mezzo a due gradini su cui si ponevano numerosi candelieri e vasi con fiori; al centro troneggiava la statua della Madonna di Loreto. Il Concilio prescrisse la riforma liturgica. "Bisogna che l'altare maggiore sia collocato e costruito in modo da apparire sempre segno di Cristo stesso, luogo in cui si compiono i misteri della salvezza e centro dell'assemblea dei fedeli, al quale è dovuto il massimo rispetto". Nel 1969, l'altare fu ricostruito dal parroco Alampi secondo i nuovi criteri. La sfera che sostiene la mensa significa il mondo, circondato da un'iride marmorea e da due angeli di bronzo, opera di Panetta. A posto in bella evidenza, davanti all'assemblea cristiana.
Il Tabernacolo
Dopo il Concilio, è prescritto che il tabernacolo sia posto fuori della mensa, in luogo veramente nobile, di onore e debitamente ornato in modo solido e inviolabile. Restituita l'abside alla forma originaria, nel 1990, il tabernacolo venne posto al centro dell'abside, sostenuto da due angeli bronzei, opera di Panetta. Le due lampade e il vivaio in mosaico attorno rendono più centrale l'Eucaristia conservata, sollecitando i fedeli alla preghiera adoratrice e al raccoglimento. È posto piuttosto in alto e si raggiunge con una scaletta in marmo molto comoda.
L'Ambone
"L'importanza della parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale, spontaneamente, durante la liturgia della Parola, si rivolge l'attenzione dei fedeli. Conviene che tale luogo sia generalmente un ambone fisso e non un semplice leggio mobile". Per tali norme, nel 1988, venne rimosso l'ambone metallico mobile e venne sostituito da un ambone in marmo, costituito da colonnine di altari precedenti fuoriuso, su progetto dell'ing. Stefano De Luca.
La Sede del Celebrante
"La sede del sacerdote celebrante deve indicare ed esprimere il compito che egli ha di presiedere l'assemblea e di guidare la preghiera. La collocazione più adatta è quella rivolta al popolo, sul fondo del presbiterio" La sede del celebrante venne ricostruita nel 1990, con pietra locale, insieme alla sede dei ministranti, dal marmista Riccomini Giuseppe, originario della Toscana ma con sede in Bovetto di Reggio. Essa, al fondo dell'abside, è comoda, dignitosa e rispondente alle norme.
L'Organo
Nel 1996 venne impiantato un organo con circa 2.000 canne e quasi 200 registri dalla ditta Francesco Michelotto da Albignasego (Padova). Venne inaugurato con solennità il 13 14 aprile 1996, e oggi è forse l'organo migliore nella nostra Diocesi. La Schola Cantorum è costituita dal Coro Cantate Domino, fondata nel 1986, e diretto da Fabio Mandarino. "La Schola Cantorum abbia una collocazione che ne m chiaramente in risalto la natura: essa fa parte dell'assemblea dei fedeli e svolge un suo particolare ufficio. L'organo sia collocato in luogo adatto, in modo che possa essere di sostegno alla Schola, sia al popolo che canta e, se suonato da solo possa essere facilmente udito da tutti". Per quanto la chiesa, piuttosto angusta, ce lo ha consentito, noi abbiamo tenuto presente tale normativa.
Fonte Battesimale
"Il fonte Battesimale è segno della dignità del sacramento del Battesimo. Esso va posto in luogo visibile ai fedeli, in modo da consentire la partecipazione comunitaria". Per rispondere a tale normativa, il Fonte battesimale dal fondo della chiesa venne portato e posto sui gradini dell'ingresso dell'abside, in simmetria con l'ambone: da un lato il battistero, e dall'altro, l'ambone secondo l'ordine di Gesù: Andate, predicate e battezzate.
Le Nozze di Cana
La Moltiplicazione dei Pani
Appena dentro la chiesa, sulla parete di fondo, vi sono due miracoli evangelici rappresentati su due bronzi; entrambi i bassorilievi misurano cm. 92 x 70, e rappresentano rispettivamente le nozze di Cana e la moltiplicazione dei pani. In essi si costata la verità del giudizio di un esperto d'arte nei riguardi delle opere del Panetta: "Alieno da capricciose stramberie, rinvergina il passato, trasfigurando e fermando, nell'attimo che incanta, la grazia mirabile e caduca delle sue visioni. Dalle fattezze spirituali delle sue creature ti accorgi che egli è nel suo tempo e fuori dal suo tempo. Moderno nel tocco, nel tratto consumato, nella cura dell'essenziale, egli è greco per il senso della misura, per la passione del simmetrico, per l'avida ricerca della bellezza".
Altre pregevoli sculture adornano la chiesa di Loreto, nella cappellina della riconciliazione vi è un bassorilievo in cemento patinato opera dello scultore prof. Carmelo Barillà, raffigurante il ritorno del Figliuol Prodigo e la sua accoglienza da parte del padre.
Le due immagini esprimono da un lato la miseria del peccato e il pentimento, dall'altro l'affetto, la gioia per il figlio ritrovato e la bontà del Padre. Il Figliuol Prodigo è scolpito nelle sembianze di un giovane dei nostri giorni e, insieme al padre ha una forte carica emotiva. Lo scultore è titolare di Discipline Plastiche all'Istituto d'Arte di Reggio Calabria. Alla base della composizione vi è una scritta: "Si fa festa in cielo per uno di voi che ritorna". La scultura oggi è posta nella cappellina della confessione.
Alcuni dei Quadri della Via Crucis
Degni di nota sono i quindici quadri della Via Crucis di cima cm. 50 x 40. Essi sono stati scolpiti in legno dal prof. Natale Verbaro, già insegnante di Materie Artistiche presso le Scuole Medie e Magistrali della nostra città, ed abitante nei pressi della chiesa. Egli ha profuso nell'opera tutta la sua sensibilità e le sue qualità artistiche. Egli, infatti, è dedito all'arte da molti anni e ha partecipato all'esposizione dell'Accademia del Lavoro e delle Arti a Salsomaggiore nel 1982 e alla Biennale di Napoli nel 1973. Del medesimo artista abbiamo una Madonna scolpita in legno, già esposta in chiesa ed ora nella sala più grande della parrocchia..
La Vergine Lauretana
Ante Restauro
È scultura realizzata in legno a tutto tondo dipinto e dorato. Costituisce una testimonianza artisticamente interessante della cultura figurativa in Reggio Calabria alla fine del XVI secolo, oggi purtroppo documentata solo da un gruppo esiguo di opere. Essa è senza dubbio da identificarsi con la grande scultura di legno dorato della Vergine Lauretana, documentata nelle Visite Pastorali dell'arcivescovo A. D'Afflitto fin dal 1595 dove figura "posita sub quodam fornice lapideo deaurato". L'opera si inserisce culturalmente in quel consistente flusso di opere giunte dalla Sicilia nelle chiese di Calabria. La nostra scultura lignea può ricondursi all'illustre Rinaldo Bonanno (1545-1590) in virtù di precisi riferimenti iconografici e stilistici. Infatti, sono evidenti le tangenze della nostra opera con la Madonna del popolo di Tropea, datata 1555, opera di Giovanni Montorsoli. L'odierno restauro a opera della Sovrintenza che tutti ringraziamo, mentre restituisce nello splendore delle sue superfici dorate la scultura della nostra Patrona, la stessa che quattro secoli fa fu accolta e le fu riservato il posto d'onore sull'altare maggiore, nel contempo sicuramente accresce in modo qualitativamente rilevante il patrimonio dei beni culturali della nostra città, troppo spesso misconosciuto".
Il Crocefisso
L'Addolorata
La statua dell'Addolorata è composita: nel settembre 1962 lo scultore di Ortisei, Val Gardena, Giuseppe Obletter, adattò a una nuova statua in legno testa, mani e un piede di un'antica statua (tipo manichino), assai venerata dalla popolazione di Sbarre - Loreto. Il crocefisso in legno fu acquistato dallo stesso scultore quattro anni dopo, nel 1966, visto che quello venerato dal Melacrinò era piccolo, quindi non proporzionato alla statua dell'Addolorata.
Sacro Cuore di Gesù
Qualche anno dopo l'Addolorata, Obletter scolpì una statua in legno del S. Cuore, che dovette pervenire in parrocchia nel 1963-64. Non si hanno altre notizie.
Immacolata
Mediocre statua in pietra di Vicenza, ritrae l'iconografia della Medaglia miracolosa, venne scolpita a cura di Plinio Frigo di Vicenza nel maggio 1955. Ora è posta su una colonna nel cortiletto interno dell'entrata laterale della chiesa".
S. Antonio e il Povero
Questa statua in cartapesta fu acquistata dagli artigiani di Lecce, che producevano ottime statue sacre in cartapesta. Essa venne benedetta dall'Arcivescovo Rousset, nella chiesa barocca, il 1° ottobre 1922. Il 10/1/1990 da Conrad Moroder, di Ortisei - Val Gardena, è stata scolpita una nuova statua in legno, di buona fattura, leggermente dipinta con colori a olio, e messa a posto di quella di cartapesta ormai divorata dalle tarme".
Gruppo Crocefisso
È il Crocefisso, la Madonna e S. Giovanni scolpiti in legno di ulivo, scelto dall'artista Vincenzo Caridi, benché molto difficile a lavorare, perché significativo. L'ulivo è coltivato infatti nel nostro territorio, dove costituisce una buona fonte di reddito agricolo e s'impone come simbolo di pace e di prosperità. Esso, ancor più, costituì il paesaggio naturale in cui Gesù volle vivere la sua vita terrena, lasciando poi l'olio come materia di alcuni sacramenti. La scultura molto espressiva nel Crocefisso, che appare in tutto il suo doloroso sacrificio, lo è meno nella Madonna e in S. Giovanni, appena abbozzati. E Cristo il centro del mistero del dolore. Maria e Giovanni sono in secondo piano, come nell'ombra.
In legno di faggio, opera del prof. Giuseppe De Gregorio, posta in una nicchia preesistente sopra la consolle dell'organo. E' in un solo blocco con tre figure espressive e armoniche. Giuseppe protegge Maria e, insieme, proteggono Gesù, che nella preghiera dà loro sicurezza e pienezza di grazia.
Madonna della Consolazione
Questo gruppo scultoreo in cartapesta di autore ignoto, probabilmente l'unico esistente che riproduca la Madonna della Consolazione, era custodito in una chiesetta dedicata, appunto, alla patrona della nostra città, anticamente situata all'incrocio odierno tra Via Nicola Furnari ed il Viale Calabria. La chiesetta, fondata nel XIX secolo, probabilmente dal Cav. Filippo Furnari, vide Don Carmelo Cordova quale primo cappellano ed era tenuta sotto amorevole cura da parte di Maria Furnari. Nel 1870 era passata sotto il patronato della famiglia Laboccetta. Dopo il 1908 venne riedificata dal devoto Paolo Cardea e mantenuta con l'obolo dei fedeli. La chiesetta fu demolita durante i lavori di costruzione del Viale Calabria e questa statua è l'unico suo ricordo a noi pervenuto.
Visite al sito: 1140534